Il Breathwork, o lavoro attraverso il respiro, attinge le sue radici da differenti pratiche provenienti da diverse culture in tutto il mondo. Da millenni, le tradizioni spirituali e terapeutiche hanno riconosciuto il potere trasformativo della respirazione consapevole.
Nelle pratiche yogiche dell'antica India, il pranayama, o controllo del respiro, occupa un posto centrale. Gli yogi hanno sviluppato una scienza sottile della respirazione, con tecniche specifiche per purificare il corpo e la mente, risvegliare l'energia vitale e accedere a stati di coscienza superiori. Il pranayama è considerato un ponte tra il fisico e il mentale, permettendo di armonizzare i diversi aspetti dell'essere.
La meditazione buddista attribuisce grande importanza alla respirazione per calmare la mente e sviluppare la piena consapevolezza. Nella pratica di ANAPANA SATI, ad esempio, i meditanti sono invitati ad osservare le sensazioni sottili del respiro, senza cercare di controllarlo, coltivando così la presenza nel momento e il distacco dai pensieri.
Nel XX secolo, diversi studiosi hanno contribuito alla diffusione del Breathwork moderno in Occidente. Lo psichiatra Wilhelm Reich ha esplorato il legame tra la respirazione, i blocchi muscolari e i disturbi emotivi, sviluppando tecniche per liberare le corazze caratteriali attraverso la respirazione.
Oggi, il Breathwork fa parte del movimento più ampio delle terapie psicocorporee e degli approcci integrati finalizzati al benessere e alla salute. È riconosciuto come un metodo potente per ridurre lo stress, regolare le emozioni, liberare i traumi e promuovere il benessere globale. Le neuroscienze stanno iniziando a validare scientificamente gli effetti del Breathwork sul sistema nervoso, aprendo nuove e stimolanti prospettive per il futuro di questa disciplina.
Lo Yoga, secondo la tradizione induista riportata anche nel libro mistico dello Yoga Sutra di Patañjali, si articola in ben otto stadi, al quarto dei quali troviamo proprio il Pranayama, o controllo dell'energia vitale (il respiro).
Ogni atto respiratorio si articola in quattro fasi suddivise in: inspirazione, pausa respiratoria, espirazione, pausa respiratoria; secondo la tradizione yogica riuscire a controllare la durata e l'intensità di questi atti apporta numerosi benefici tra i quali:
ampliamento della capacità polmonare;
rilassamento rapido del sistema nervoso;
riduzione del battito cardiaco che torna al suo ritmo ottimale e della pressione sanguigna;
corretta eliminazione delle tossine;
rallentamento dell'invecchiamento cellulare.
Nel praticare la respirazione yogica, possiamo scegliere tra diversi esercizi, ognuno dei quali con effetti, benefici e peculiarità differenti.
Tra di essi troviamo esercizi basici e più impegnativi (non adatti a tutti!) che l'insegnante sceglie e conduce in base alla classe e alla omogeneità della stessa.
Tra gli esercizi base troviamo:
Anuloma Viloma: il respiro a narici alterne; si tratta di respirare alternativamente da una sola narice per ristabilire l'equilibrio dei due emisferi del corpo e ormonale.
Respiro Ujjayi: il respiro vittorioso; è una pratica respiratoria molto usata durante la pratica di Asana nello yoga e si basa prevalentemente su una esecuzione gutturale, ovvero la parte retrostante della gola. Esso aiuta a migliorare la concentrazione e a restare focalizzati.
Shitali: o respiro rinfrescante; ha un alto potere antinfiammatorio e di raffreddamento del corpo. Si pratica attraverso la bocca mediante una specifica posizione delle labbra e della lingua.
Tra alcuni degli esercizi avanzati troviamo:
Nauli: esercizio di mobilità del sistema digestivo con lo scopo di ripulire il corpo da tossine ed escrementi; è l'unico esercizio del Pranayama che si svolge in piedi.
Agni Sara: esercizio di purificazione del sistema digestivo; si esegue mediante la chiusura delle narici e da seduti.
Kapalabhati: o respiro del fuoco; aumenta l'energia e il metabolismo grazie alla veloce ed energica espirazione.